Il diaframma è fondamentale in fotografia, tanto quanto lo è la pupilla del nostro occhio, e attenzione, perché non abbiamo scelto a caso questo paragone! Il diaframma si forma con un insieme di lamelle che sono disposte circolarmente un po’ come per formare un anello: si muovono al fine di allargare o rimpicciolire il foro che si trova al centro dell’anello, in modo da andare regolare la quantità di luce che andrà a raggiungere il sensore o la pellicola. Per capire quanto sia importante la sua funzione possiamo ricordare che la fotografia viene regolarmente condizionata dal tempo e soprattutto dal diaframma. Esiste una scala che ci permette così di classificare il grado d’apertura del diaframma:
f/1 – f/1.4 – f/2 – f/2.8 – f/4 – f/5.6 – f/8 – f/11 – f/16 – f/22 – f/32 – f/45 – f/64
La f/ davanti al valore è legata alla focale della lente ed è il risultato dato da una divisione tra la lunghezza focale e l’apertura effettiva diaframma; quando si parla di diaframma chiuso sappiamo che si tratterà di un valore che troveremo più verso la destra della nostra scala, mentre quando è aperto si tenderà a spostarsi verso sinistra.
Se il diaframma è aperto potrai ridurre la profondità di campo in maniera superiore rispetto a quanto avvenga quando invece è più chiuso: cercando di fare un esempio concreto possiamo quindi dire che se cerchi una profondità di campo molto ampia dovrai chiudere il più possibile il diaframma, mentre per concentrarsi su un dettaglio, isolando un volto tra una vastissima folla, dovrai aprire al massimo. Operando con i suoi valori possiamo sempre avere la certezza di andare a migliorare non solo l’immagina finale, ma anche molti parametri come per esempio la nitidezza, l’aberrazione cromatica e la diffrazione.
La nitidezza per esempio sarà maggiore quando usiamo 2 o 3 f/stop di chiusura in più rispetto alla massima apertura che prevediamo; per massimizzare però questo parametro sarà importante sistemare la fotocamera su un cavalletto ed effettuare diversi tentativi in modo da modificare il valore del diaframma fino ad ottenere una nitidezza massima. Il concetto di aberrazione cromatica invece è un difetto nella formazione dell’immagine che si manifesta con forti aloni viola o blu nelle zone in cui la luce è più potente (tecnicamente si chiamano purple fringing e blue fringing). Il rimedio di tale problema è la maggiore chiusura del diaframma, così da contrastare al meglio la luce forte. E infine arriviamo alla diffrazione che otteniamo quando la luce deve insinuarsi in uno spazio che è troppo piccolo; se la luminosità è scarsa si manifesta subito una perdita di nitidezza.
Ma non temere: appena acquisti un obiettivo potrai trovare l’apertura massima consigliata. Se per esempio parliamo di reflex digitali di fascia media, la troveremo in vendita con una lente zoom “18-55mm f/3.5-5.6”: tale dicitura significa che i 18mm sono la massima apertura e che potrà arrivare a f/3.5. Se invece ci spingiamo fino a 55mm non si andrà mai sotto il valore di stop pari a f/5.6.